Conosco tante storie di caffè che arrivano col loro “fumo” aromatico ad una certa ora, al mattino, mentre si è ancora a letto. Chi lo prepara, chi lo porta e lo lascia; o chi lo prepara, lo porta e lo serve; o chi lo prepara, lo porta, lo serve e lo gusta in compagnia? Sarà il marito per la moglie o la moglie per il marito; sarà la mamma o il papà per qualcuno dei figli o i figli per la mamma e per il papà? Saranno i nonni per i nipoti? Che tenerezza e che bel segno se lo fanno i nipoti per i nonni! E’ comunque un “appuntamento con rito”. Appuntamento col caffè o appuntamento con l’affetto familiare attraverso il rito del caffè’? Meditate, gente!…Ad ognuno di voi la risposta! E’ questo l’appuntamento del “buongiorno” attraverso il rito della caffettiera sul gas e poi sul comodino e poi quel sorseggiare aromatico e piacevole. E’ tutto un rito che ha i suoi momenti preparatori, i suoi tempi, la sua attesa, il suo gusto; ma soprattutto mette in moto il pensiero, la volontà, l’affetto, il desiderio di presenza. Basterebbe dargli maggiore valore e consapevolezza. Suonerebbe già come comunicazione di amore concreto e di benedizione. Dio guarda e benedice i suoi figli. Se essi ne prendono coscienza e aprono ed alzano gli occhi al cielo, è già preghiera del mattino impreziosita dall’aroma del “vino di arabia”, cioè…il caffè. E’ il signor “caffè” impiegato a lungo, tra i musulmani, nei riti religiosi: i mistici sufi lo usavano per rimanere desti durante le veglie di preghiera.