Adorazione di giovedì 14 luglio 2022
Esposizione del Santissimo col canto: Davanti al Re
5 minuti di adorazione personale
Vespri (vedi libretto Giovedì III Set. Pag. 248): Accolito prima strofa – assemblea seconda strofa
Al posto della Lettura Breve l’accolito legge il Vangelo di domenica prossima
Dal Vangelo secondo Luca 10, 38-42In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma il Signore le rispose: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”.
Riflessioni
Lettore 1: Quando Luca scrive il terzo vangelo, ha una conoscenza esperienziale della vita delle comunità cristiane, quelle che descriverà negli Atti degli apostoli. Nella chiesa di allora, come ancora oggi in ogni comunità cristiana, si registravano e si registrano difficoltà, tensioni tra i diversi servizi e i diversi modi di vivere la vita cristiana. Negli Atti Luca testimonia un conflitto tra il servizio a tavola per la distribuzione dei pasti ai poveri e il servizio della Parola, che viene risolto attraverso una ripartizione dei servizi: agli apostoli compete annunciare il Vangelo, mentre ad altri sette credenti il servizio a tavola (cf. At 6,1-6). E’ stata una soluzione, ma forse ve ne potevano essere altre… In ogni caso, si è risolto il conflitto riconoscendo che c’è un primato da rispettare: il primato della parola di Dio ascoltata e predicata, senza la quale non vi è comunità cristiana. Nel brano del vangelo si manifesta lo stesso problema: cerchiamo di comprendere le parole di Gesù.
Nella sua salita verso Gerusalemme, Gesù trova ospitalità presso una famiglia: due sorelle, Marta e Maria, e il fratello Lazzaro, a Betania, nei pressi della la città santa, lo accolgono in casa offrendogli cibo e alloggio. Dunque Gesù, che è stato respinto dai samaritani (cf. Lc 9,51-55), trova una casa che lo accoglie, che gli permette di gustare l’intimità dell’amicizia, di riposare, di avere tempo per pensare alla sua missione. Entrato in casa, è accolto da Marta, una donna attiva, intraprendente, che si sente impegnata a preparargli il cibo e una tavola degna di un rabbi, di un amico. Marta qui è “tirata da tutte le parti”, indaffarata e assorbita dai servizi.
Maria, l’altra sorella, appare invece una donna più contemplativa, che durante la sosta di Gesù in casa ama innanzitutto ascoltarlo, mettersi ai piedi del maestro e profeta per ricevere il suo insegnamento. Alla presenza di Gesù, Maria assume così la postura classica del discepolo. La tradizione rabbinica affermava: “La tua casa sia un luogo di riunione per i sapienti; attàccati alla polvere dei loro piedi e bevi assetato le loro parole”, ma questo compito era riservato agli uomini, non certo alle donne. Ciò sarebbe stato non solo inusuale, ma anche scandaloso. Maria compie pertanto un gesto coraggioso, audace, mostrando una forte soggettività e una profonda consapevolezza: si fa discepola, sicura che il rabbi Gesù non la respingerà, ma eserciterà il suo ministero rivolgendosi a una donna come agli uomini, accetterà di avere una discepola e non solo dei discepoli. D’altronde, Luca aveva già dato testimonianza circa le donne al seguito di Gesù (cf. Lc 8,2-3); qui però egli specifica ulteriormente: le donne non solo seguono Gesù “servendolo con i loro beni”, ma sono destinatarie del suo insegnamento, esattamente come i discepoli.
Preghiera in silenzio e Canto: Beati quelli che ascoltano n. 49 del Libretto
Lettore 2: Ma ecco apparire il conflitto. Vedendo la sorella in ascolto ai piedi Gesù, Marta interviene indispettita, dicendogli: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille che mi aiuti!”. Si faccia attenzione: Marta chiama Gesù Kýrios, Signore, titolo che echeggia la confessione pasquale della chiesa nei suoi confronti espressa con la frase: “È il Signore!”. Qui però le sue parole denotano irritazione e quasi costringono Gesù a intervenire presso sua sorella Maria. In fondo Marta si sta dando da fare proprio per accogliere bene Gesù, ma il suo zelo sconfina nell’inquietudine e nella preoccupazione. Pur facendo azioni per Gesù, Marta è distratta e preoccupata, dunque divisa – come Gesù stesso le dice subito dopo –, cioè ha assunto un atteggiamento e dei sentimenti che le impediscono di ascoltare il Kýrios.
Gesù allora interviene, non per fare un rimprovero, ma per offrire a Marta una diagnosi: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti affanni per molte cose!”. Queste parole vanno capite bene e non comprese secondo un adagio che abbiamo nei nostri orecchi perché ripetuto da secoli, adagio che beatifica la vita contemplativa e le conferisce il primato su quella attiva. No! Ciò che Gesù vuole correggere in Marta, peraltro dolcemente, è la preoccupazione, ossia quell’agitazione che impedisce l’ascolto e l’accoglienza autentica di Gesù stesso. Per fare piacere a Gesù ed essergli vicina, Marta non si accorge che in realtà fa di tutto per creare ostacoli al vero rapporto con lui. I mezzi per raggiungere il fine sono per lei più importanti del fine. Agitarsi, preoccuparsi significa togliere attenzione all’altro e pensare troppo a se stessi: ci si illude di pensare agli altri, ma l’agitazione non lo permette, anzi lo impedisce…
Questo ammonimento vale dunque per Marta come per ciascuno di noi! Sia dunque chiaro: Gesù non condanna Marta perché lavora, facendo qualcosa per lui, anche perché egli amava la tavola, gioiva nel condividere buon cibo e buon vino con gli amici e le amiche, ma la mette in guardia dal lasciarsi prendere dall’affanno, fino a dimenticare la sua presenza. Occuparsi, non preoccuparsi; lavorare, non agitarsi; servire, non correre: sono attitudini umane assolutamente necessarie a ogni “buona” accoglienza!
Adorazione in silenzio e Canto: Silenzioso Dio n.383 del Libretto
Lettore 3: Infine, ecco un’ultima parola: “Una sola cosa è necessaria. Maria ha scelto la porzione buona, che non le sarà tolta”. Cosa è veramente necessario? Cosa è determinante nel rapporto con Gesù? Una sola cosa: essere suo discepolo, sua discepola, ascoltando la sua parola. Non a caso proprio Luca ci dice che addirittura la relazione di maternità di Maria nei confronti di Gesù passa in secondo piano rispetto al legame decisivo con lui, costituito dall’ascolto e dalla messa in pratica della sua parola: “mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la Parola e la mettono in pratica”(cf. Lc 11,27-28). Dunque,
non l’utero che ha portato Gesù è beato, non chi accoglie Gesù con un pasto straordinario è beato,
non chi pensa di dover fare molte cose per Gesù è beato,ma chi ascolta la sua parola e la mette in pratica!
Per noi non è facile rispettare questo primato dell’ascolto, perché pensiamo di avere molte cose da fare, molti servizi da compiere, e spesso ce li inventiamo, pur di non ascoltare le parole di Gesù. In noi, infatti, c’è ribellione alle parole di Gesù, c’è la tentazione di non ascoltarle per non osservarle, c’è la tentazione di preferire ciò che vogliamo, ciò che decidiamo, ciò di cui siamo protagonisti, piuttosto che ascoltare e obbedire. Quando ci interroghiamo su questo brano evangelico, ci sentiamo più Marta che Maria…Ma non si dimentichi la grande novità di questa pagina: una donna si fa discepola di Gesù, e questa è “la porzione” di Maria che ascolta, la porzione buona che non le sarà mai tolta, perché “sua porzione è il Signore” (cf. Sal 16,5). Le donne non sono solo chiamate, come tutti i discepoli, al servizio, alla diakonía, ma innanzitutto all’ascolto: l’opposizione tra Marta e Maria rivelata da Gesù non è un’opposizione tra attività e contemplazione, ma tra non ascolto e ascolto del Signore.
Ant. Al Magnificat (pag. 252 del libretto) e Magnificat (pag. 21 del libretto)
Accolito: intercessioni (pag. 252 del Libretto) – Padre nostro – Orazione e riposizione del santissimo nel tabernacolo. Canto finale: Santa Maria del cammino n. 357 del libretto)