3 Novembre 2020
Riprendiamo il nostro ragionare sull’ira. Per vincere sull’esplosione dell’ira ci vogliono motivazioni giuste e tanto esercizio. Per la motivazione voglio riferire ciò che si racconta nelle Vite dei Padri del deserto. Un iroso venne guarito in questo modo. Gli viene imposto di ripetere questo tipo di preghiera: “Ti ringraziamo, Signore, per non aver bisogno di te, perché la giustizia ce la procuriamo da soli”. E’ un modo per prendere consapevolezza di un qualcosa che è sicuramente “fuori posto”. San Paolo, che aveva un temperamento esplosivo, scrive: “Nell’ira, non peccate”. E’ possibile evitare il peccato nell’ira? L’abbiamo già detto: è quando si va in collera di fronte al male, alla disonestà, senza che quest’impulso ci faccia cadere nel peccato. Scatta la rabbia verso il male, ma si vuole correggere colui che lo fa. Si tratta di zelo per la verità e per il bene. Sempre San Paolo stabilisce un tempo per calmarsi quando esorta: “Non tramonti il sole sulla vostra ira”. Si entra così nel campo del controllo e dell’esercizio. A proposito ecco la ricetta – consiglio del vecchio saggio indiano.
Un vecchio saggio indiano dava questo consiglio agli irruenti giovani della sua tribù: “Quando sei veramente adirato con qualcuno che ti ha mortalmente offeso e decidi di ucciderlo per lavare l’onta, prima di partire siediti, carica bene bene di tabacco una pipa e fumala. Finita la prima pipa ti accorgerai che la morte, tutto sommato, è una punizione troppo grave per la colpa commessa. Ti verrà in mente, allora, di andare ad infliggergli una solenne bastonatura. Prima di impugnare un grosso randello, siediti, carica una seconda pipa e fumala fino in fondo. Alla fine penserai che gli insulti forti e coloriti potrebbero benissimo sostituire le bastonate. Quando stai per andare a insultare chi ti ha offeso, siediti e carica la terza pipa, fumala, e quando avrai finito, avrai solo voglia di riconciliarti con quella persona”