24 Ottobre 2020
I pensieri cattivi, se assecondati, se si dà il consenso, diventano vizi. Essi, lungo il tempo, sono stati definiti dentro un elenco e chiamati “vizi capitali”. Condizionano le scelte di vita. Sono sette: superbia, invidia, avarizia, lussuria, ira, gola, accidia. Prendo il vizio denominato “gola”, ovvero la golosità. Corrisponde al pensiero cattivo della voracità. C’è un detto popolare: “Non si vive per mangiare, ma si mangia per vivere”. Il cibo è fatto per alimentare il corpo in maniera che possa star bene: un corpo in salute. Dal canto suo il corpo non è fine a se stesso, ma deve star bene per poter servire l’anima. Il disordine nella bramosia di cibo e bevande non giova al corpo e alla sua armonia. Mangiare e bere troppo non corrisponde alla vera utilità, ma soddisfa l’ingordigia. Questo vizio della golosità è inteso come il darsi sempre al piacere a tal punto da non porre mai un limite ad esso. Mi piace una cosa, la prendo. E questo succede dal punto di vista alimentare: mi piace e la mangio, non mi controllo e così mi faccio male, divento obeso! Ma è vero anche per mille altre cose che mi piacciono e sulle quali non mi controllo. Si fa esperienza della difficoltà, anzi dell’incapacità a saper dire “no”. E’ voracità che si allarga dal cibo ad ogni altro campo, dalla sfera delle cose a quello dei sentimenti. E tutto è ridotto a cosa. Tutto è ridotto a consumo senza una logica, senza un ordine, senza una finalità. Corrisponde alla logica: mi piace…perché dovrei rinunciarci? Perché privarmi di questa goduria? Così facendo si diventa schiavi di ogni piacere.