8 Aprile 2021
Il vangelo che riguarda la donna guarita e che ha raccontato a Gesù tutto il suo percorso di guarigione esprime il senso della vita nuova che viene dopo la storia di guarigione. Gesù vuole dire alla donna il vero senso del suo percorso. Così scrive Marco: “Ed Egli le disse: ‘figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male” (Mc 5,34). E’ l’unica volta che Gesù usa la parola “figlia” rivolta ad una donna. Che valore ha? In riferimento alla guarigione affettiva e spirituale non c’è nessuno che ha potuto e potrà guarire quella donna. La vita veramente sana, la guarigione interiore non può essere un qualche aggiustamento della situazione. Chiunque di noi si guardi in profondità si rende conto di non avere la capacità di risolvere i temi più profondi della sua interiorità e non ci sono uomini capaci di aggiustarli. C’è un nascere di nuovo e un nascere dall’alto che solo la paternità di Dio può fare. Il tipo di vita affettiva che produce l’amore secondo Cristo non è una cosa che si conquista con la forza della volontà. Non si tratta nemmeno di un mettere insieme sentimenti buoni. La può generare solo Dio Padre. Come arrivare alla vita nuova, a quell’oltre per cui siamo nati e che desideriamo, ma non ci possiamo dare da soli? Giovanni nel prologo del suo vangelo afferma: “A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali né da sangue né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati” (Gv 1,11-13). Questa donna ha avuto una vita nuova che non aveva e che gli uomini non potevano darle. Ella ha sperimentato fisicamente la potenza di Dio ed ha toccato il fatto che Dio è Padre, perché Dio genera. Per questo il termine più appropriato col quale Gesù poteva chiamarla è “Figlia”.