6 febbraio 2021
Il primo versetto del vangelo di Marco dice di Gesù: “è l’inizio del lieto annuncio su di Lui”. Viene detto che è Messia e Figlio di Dio. Messia è termine già conosciuto nell’Antico Testamento. Figlio di Dio è novità e porta con sé un universo di cose. L’emorroissa, in quel suo “aver udito parlare a proposito di Gesù”, richiama tutto quello che il vangelo di Marco sta annunciando già nel primo versetto. Chi parla di Gesù? Marco, qualcuno di concreto. I discepoli, anch’essi concreti. I cristiani, anche loro concreti. Che cosa dicono di lui? E tra ciò che dicono e la malattia della donna c’è relazione? Non è un parlare di Gesù senza un motivo. Infatti non basta parlarne. Bisogna vedere come se ne parla. Bisogna controllare se il modo di parlare di Gesù muove la gente a toccarlo oppure la fa fuggire lontano. Gesù non ha problemi con i peccatori, ma con i farisei, con i religiosi, con i sommi sacerdoti. A rifiutarlo non sono i peccatori e le prostitute, ma gli specialisti religiosi. Allora se l’emorroissa ascolta e capisce che la sua esistenza può essere salvata, allora qualcuno le sta parlando di Gesù secondo il vangelo. Gesù è persona vera, autorevole che attira il cuore. Se i peccatori e i pubblicani facevano ressa intorno a Gesù e cambiavano vita, vuol dire che ascoltarlo era bello e scardinava le loro resistenze. Se mi parli di Gesù e mi viene voglia di toccarlo, vuol dire che me ne parli secondo il vangelo. Non basta insomma dire cose giuste. E’ importante renderlo presente, perché così è nella tua vita. Che cosa ha sentito la nostra emorroissa? Chi le ha parlato di Gesù? I cristiani parlano di Gesù, raccontano di Lui. Ecco come ne parla San Paolo: “…quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso” (1Cor 2,1-2)