20 Ottobre 2020
Facciamo chiarezza circa l’apathea. Essa non è assenza di sofferenza o mancanza di sensibilità. L’uomo non sarebbe tale senza queste esperienze. Se vogliamo l’uomo perfetto perché libero dalle suggestioni dei pensieri cattivi, siamo fuori strada. Non esiste. Anche il più perfetto va soggetto a tali suggestioni. La perfezione, o meglio, il cammino di perfezione sta nel saperle gestire. Infatti la scelta del bene e del male resta sempre libera. Nell’uomo che ha raggiunto l’equilibrio la scelta del bene non è “apatica”: è gioiosa! Dalla purezza della sua anima sa trarre forza ed entusiasmo. L’uomo che rimane libero, non si lascia coinvolgere dai pensieri cattivi che pur gli vengono in mente, sente una forma di gioia nel saperli controllare; in qualche modo se ne ride di questi pensieri e non ha paura di essere sconvolto da essi. Ha raggiunto la forma della risurrezione dell’anima. Allora l’apathea cristiana non è una sorta d’insensibilità cadaverica; al contrario è un “fuoco vivo”, fuoco divino nel cuore che brucia tutte le tentazioni appena esse si presentano. Sant’ Efrem ci descrive questo modo di essere e di agire con un esempio legato alla cucina: “quando la minestra è calda, nessuna mosca può avvicinarsi; gli insetti vi cadono solo quando si è raffreddata; allo stesso modo il cuore che arde per l’amore di Dio distrugge i pensieri che vi si oppongono”. E ancora San Massimo il Confessore afferma: “Se amiamo sinceramente Dio, la nostra stessa carità scaccia le passioni malvagie”. Come modello abbiamo la Vergine Maria. Ella è senza peccato mentre il mondo intero è sotto il dominio universale del peccato. Il peccato non ha mai potuto attualizzarsi nella sua persona. Perché? Le sono mancate le suggestioni al male, i dubbi? No. Ma il suo cuore era completamente pieno di Dio; pieno di grazia!