12 giugno 2021
Ecco la conclusione del discorso di Papa Francesco: “C’è richiesto il coraggio di aprirci a tutti, senza mai sminuire l’assolutezza e l’unicità di Cristo, unico salvatore di tutti. C’è richiesto coraggio per resistere all’incredulità senza diventare arroganti. C’è richiesto anche il coraggio del pubblicano del vangelo che con umiltà non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: o Dio abbi pietà di me peccatore”. Avete mai pensato al significato del termine “coraggio”? Significa agire con il cuore. Mi vengono in mente i miei genitori. Coraggiosi nel trasmettere il dono della vita: hanno generato dieci figli. Coraggiosi a portarli avanti senza lamentarsi. Non è mancato mai il pane a casa. Per questo loro “agire col cuore” c’è voluta tanta costanza, fatica e buon senso. Papà sia quando faceva il boscaiolo, sia poi da contadino, usciva di casa tra le 4 e le 5 del mattino e, d’estate anche prima. E mia madre, a ruota, pronta a badare a noi figli, cucinare, lavare, gestire la casa e a far quadrare l’economia. E’ lei che gestiva ciò che si riusciva a guadagnare col lavoro di papà, con le uova, i galletti, gli agnellini venduti ecc. E’ stato questo il loro modo di credere e di mettere al centro l’unicità di Cristo, il Salvatore a cui guardare per garantire un futuro ai figli. E’ la fede nella famiglia fondata sui valori cristiani. Il futuro di noi figli è cominciato dalla nostra condivisione della fatica e della responsabilità fin dalla tenera età. Oggi c’è proprio bisogno di cor-aggio per la vita, per la bellezza, per l’umanità, per la terra. Sono tutte direzioni che si alimentano col cor-aggio della fede.