28 Ottobre 2020
Dopo il vizio della gola, che va oltre la golosità di cibi, ecco qualche indicazione su un altro vizio che scaturisce dai pensieri cattivi in ordine al piacere. Si tratta della fornicazione, legata all’istinto sessuale. Buddha ne parla così: “Il pungolo dell’istinto sessuale è più acuto della punta che si usa per domare gli elefanti selvaggi, brucia più del fuoco e possiede un dardo che penetra sino all’anima”. Questo istinto molto forte è in linea con la natura della conservazione del genere umano. C’è l’obbligo naturale del conservarsi e del moltiplicarsi con decisioni libere e morali. Come regolare questo istinto che pur è inserito nel processo naturale della trasmissione della vita? Le indicazioni morali parlano di castità. E’ bene fare una premessa. La morale cristiana non insegna la logica dell’afflizione sessuale, ma quella dell’elevazione. Intanto c’è una regola da tener presente. Eccola: la concupiscenza viene dal peccato originale, ma non è peccato fino a quando non c’è il consenso personale. Sentire l’inclinazione, il desiderio non è peccato. Lo diventa quando lo assecondiamo, sapendo di pensare o di fare un’azione immorale. Le tentazioni contro alla castità fanno parte della concupiscenza. Quando ci vengono suggestioni che ci spingono ad atti immorali, quando la fantasia ci presenta immagini allettanti ed impure, dobbiamo imparare a soffermarci e dirci: questa è la suggestione, ma io che cosa voglio e che cosa decido di fare?”. Il peccato c’è quando assecondiamo l’istinto, ci lasciamo andare a pensieri, parole e opere impure, immorali, che non si addicono ai figli di Dio.
Quali antidoti? Sono necessari: 1) la custodia dei sensi, attraverso un’educazione sessuale positiva, che tiene conto della gradualità della crescita; 2)la preghiera; 3) l’impegno nel proprio lavoro; 4) la fedeltà alle proprie scelte di vita. Ricorda che l’ozio è il padre dei vizi. Per i ragazzi ci vogliono dei bravi genitori capaci di educare alla bellezza, e non alla sciatteria delle relazioni.