Chiesa Madre di Diamante

La nobiltà dei figli

18 maggio 2021

Quando sono “figlio di Dio”?  L’idea che possa esserlo a singhiozzo non rientra nel progetto del Padre, anche se lo permette. Il suo amore per i figli è “totale” nell’intensità e nel tempo.  Se la motivazione dell’essere figli sta nella “nobiltà” di questo dono, il modo di essere e di vivere sarà conseguente: non posso mettere da parte il Padre e preferirgli altro. Sant’Agostino nelle “Confessioni” scrive: “Tardi ti ho amato,
bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato. Tu eri dentro di me, e io fuori.
E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature che non esisterebbero
se non esistessero in te.
Mi hai chiamato, e il tuo grido ha squarciato la mia sordità. Hai mandato un baleno,
e il tuo splendore ha dissipato la mia cecità. Hai effuso il tuo profumo; l’ho aspirato e ora anelo a te. Ti ho gustato, e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato, e ora ardo dal desiderio della tua pace”.

Sono figlio di Dio sempre: quando prego, quando studio o lavoro, quando mi diverto, nelle relazioni con gli altri; sono figlio di Dio anche quando sono tentato. E’ il ricordo della sua presenza di Padre che mi dona forza per vincere.

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