Solennità di Cristo Re
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 18,33b-37
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Riflessione
Gesù davanti a Pilato non appare come un re, ma solo come un imputato che verrà condannato; è un perdente. Per quel che conta su questa terra Costui non ha assolutamente nulla di regale. Egli è irrilevante rispetto ai giochi di forza del mondo. E’ un re di niente, è un fattore inutile della storia. Ma proprio perché non siede al tavolo dei G20 o al Cop26 può gridare: “Il mio regno non è di questo mondo… Sono venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Ma se i potenti di questo mondo non riescono a venire a capo del “fattore climatico” dipende proprio dell’incapacità di servire la verità.
COS’È LA VERITÀ? La verità, se entra nel cuore dell’uomo, ha la sua voce. Quella verità che gli uomini tanto cercano, in realtà non è di questo mondo. Questa verità non è il successo o il potere o il possesso.
L’imbarazzante piccolezza di questo Uomo è la sua regalità. A Lui il mondo non fa alcuna paura. Per Lui il mondo è una cosa molto piccola. Ha da dire tutto al mondo. Lo fa “consegnando” sé stesso ad una morte “ingiusta”.
Il suo è l’atto di amore più grande della storia. E’ re che serve verità e sostanzia la forza dell’amore, nella sua morte sulla croce. Egli la sceglie facendo “sue” le malefatte e le menzogne di tutti gli uomini e le offre al Padre. Non è una sofferenza, una morte per le proprie azioni cattive, ma inonda di “sangue” la sua innocenza perché gli uomini “risuscitino” a vita nuova. Per le sue piaghe siamo stati guariti; nella sua morte abbiamo incontrato la vita! La sua è “regalità pura” perché concreto esercizio del potere dell’amore che salva. Il trono di Gesù è la croce; la reggia di Gesù è il ”tabernacolo”; la casa di Gesù, dalla quale regna, è la mia, la tua persona. E’ questa “tenerezza” che ci attrae e ci converte all’intimità con Lui. Gesù oggi regna? “Sì”: in noi… e con noi vuole continuare a salvare il mondo. E’ un regno nel quale l’oro si chiama “umiltà”, la scettro si chiama “servizio e carità”, il rimedio al male si chiama “perdono e misericordia”