II domenica del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Giovanni 2,1-12
In quel tempo1 il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
11Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
12Dopo questo fatto scese a Cafàrnao, insieme a sua madre, ai suoi fratelli e ai suoi discepoli. Là rimasero pochi giorni.
Riflessione
La vita è una festa di nozze tra Dio ed il suo popolo. E’ una festa descritta nell’Antico Testamento: Dio sposa Israele. E’ una festa “nuova e definitiva” nel Nuovo Testamento grazie alla nuova alleanza tra Dio e il popolo dei battezzati, sancita nel sangue di Gesù, nella sua “ora” di dono sulla croce. La prima festa ha avuto una storia segnata da imperfezione, rottura tra il popolo, che non è fedele, e Dio che lo cerca, lo corregge e lo vuole “nuovo” e “pieno di gioia”. Questo sarà possibile solo grazie a Gesù, presentato e donato come lo “sposo” della chiesa, sua sposa. Nel brano delle nozze di Cana, c’è tutta una simbologia nuziale. La Madre di Gesù è colei che intercede perché le 6 anfore “vuote”, segno della ritualità antica imperfetta ed interrotta (non c’è l’acqua per la purificazione), rientrino nel dinamismo della salvezza incompiuta e imperfetta da rendere “nuova” e “viva”. Chi può dare la svolta? Sta tutto in quei due passaggi dell’intervento di Maria, donna fedele dell’Antica Alleanza, che ha già permesso allo Spirito Santo di operare, nel suo grembo, quello sposalizio definitivo tra divinità ed umanità. Dice a Gesù: “non hanno vino”; dice ai servi: “qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Le anfore vuote vengono riempite, ritorna cioè la voglia di purificazione e di festa che si compie grazie all’amore accolto, grazie a Gesù lo “sposo” che ama” e rende perfetta e definitiva la salvezza. Ed in questo “terzo giorno” il cambiamento, la risurrezione avviene (le anfore versano il vino dell’amore): è festa piena, è gioia senza fine!