XXX Domenica del T.O. Anno C
In quel tempo, Gesù 9disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato»
Riflessione
Chi può avere l’intima presunzione di essere giusto? Se ne avete incontrato qualcuno sappiate che non è un uomo. E’ solo un presuntuoso che fa danni, soprattutto perchè non riuscirà mai a sapersi relazionare. Saprà soltanto disprezzare. Il suo paragone sarà sempre sugli altri e non su Dio, l’unico perfetto: “non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri”. Se siamo e incontriamo uomini che, sapendosi guardare dentro nella mente e nel cuore, e mettendosi davanti alla bellezza di Dio, capiscono che non hanno altra via che quella della confessione dei propri peccati, siamo sulla via buona che si chiama “giustificazione”. Non siamo noi a “giustificarci”. Lo fa Dio se gli apriamo completamente la coscienza, ce la lasciamo illuminare e riempire di misericordia per diventare “vivi” perché perdonati, “giustificati”. Questa è la via per “tornare a casa”, cioè essere in comunione con Dio, con se stessi e col prossimo. E’ la casa della pace e della grazia, ricevuta, ma anche dell’inquietudine per il bene da fare a partire dalla “ricostruzione di sé” per essere uomini e donne che ringraziano Dio per la misericordia ricevuta e sono felici d’indicarne la via ad altri, senza giudicarli mai.