XXX Domenica del T.O. Anno A
Dal vangelo secondo Matteo 22,34-40
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Riflessione
Ancora una volta un’alleanza per mettere in difficoltà Gesù. Stavolta sono farisei e sadducei. Ancora una volta una domanda per saggiare di che pasta fosse Gesù. Conosce veramente la Legge ebraica? La domanda è sul grande comandamento: qual è? E’ riferimento a Dt 6,4-9: lo Shemà Israel, un’affermazione di fede ed un impegno di amore verso l’unico Signore. Gesù, anche questa volta, non rimane catturato dalla domanda alla quale rispondere, ma rilancia partendo da quel riferimento. Ha in testa qualcosa di più grande, di nuovo, di più completo che finisce per mettere in crisi chi lo interroga. Al primo e al più grande comandamento dell’amore verso Dio ne aggiunge un secondo, simile al primo, congiunto al primo, accoppiato al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso. Obbedire a questo secondo comando significa obbedire al primo. Primo e secondo sono l’unico grande comandamento. Spesso nell’amore operiamo una spaccatura: amare Dio e dimenticare i fratelli oppure amare i fratelli a prescindere da Dio. In ambo i casi si tratta di un amore falso perchè incompleto. Amare Dio e non amare i fratelli fa emergere il limite della chiusura nella dottrina e nella liturgia individualistica e di facciata. Tutto rito, perfezione, senza attenzione al Dio che si fa carne: ricercati nel rito, ma analfabeti nell’affetto. Esiste anche l’altro polo: si pensa e si agisce in termini di orizzontalità, escludendo la verticalità. Si cerca l’amore per le persone, ma senza riferimento all’eterno, al divino. Dove sta il problema? Che quest’amore rimane solo umano, piccolo come siamo noi. Si rinuncia all’amore che ha bisogno di aprirsi alla grandezza, a ciò che ci supera. Io ho bisogno di Dio per amare i fratelli e ho bisogno dei fratelli per amare Dio. Gesù ha unito questi due aspetti: il rapporto con Dio che s’incarna; il rapporto con gli uomini che si eleva.
Da questi due comandamenti assolutamente congiunti, dall’amore incarnato ed elevato dipende tutto della tua vita, della storia del mondo, della gioia e della sofferenza, della felicità o della tristezza.