Nel cammino quaresimale, tra paure e speranze, è apparsa qua e là la mimosa col suo colore luminoso, la sua visibilità e delicatezza. La mimosa richiama subito la “festa della donna”. Questa “persona”, che viene definita in mille modi, guardiamola nella sua essenzialità, nella sua preziosità e nel suo valore. Ella, come ogni persona, deve stimarsi ed essere stimata per il suo cervello. Non è un oggetto, una cosa, ma una creatura pensante. Al pensiero va aggiunto la grande capacità di esprimere fortezza, pazienza e sensibilità. Solo questa “bellezza” interiore la può rendere forte esteriormente, cioè capace di presentarsi per il profumo della mente e dell’anima che per l’effimero “carosello” di un’attrazione consumistica. La donna non è assolutamente un ” oggetto” dei desideri e la figura che attira per la propaganda pubblicitaria. Ella è donna, figlia, sorella, moglie, mamma, maestra, ricercatrice, manager, giornalista, medico, esperta di economia e di politica ecc.ecc. Ha dalla sua parte la tenerezza, la delicatezza e il tatto educativo. Nanifesti però queste doti unite a determinazione, chiarezza delle idee e dei progetti, buon senso e tanta tanta moralità ed esemplarità. L’etica e la delicatezza spirituale devono caratterizzare colei che è maggiormente più a contatto con la preziosità della vita, espressa nel miracolo della maternità. Ecco in lei stigmatizzati lo splendore, il colore e l’odore della mimosa, fiore di primavera!