LECTIO DIVINA
Dal Vangelo secondo Giovanni 10,1-10
In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Spunti di riflessione
Il tempo di Quaresima è di quaranta giorni, quello di Pasqua è di cinquanta. Ci vuole tempo per convertirsi. La Quaresima è invito alla conversione del cuore. Il tempo di Pasqua è invito a convertici allo splendore del Risorto e alla sua gioia. Abbiamo seguito Tommaso che si è convertito dalla tristezza di non aver incontrato Gesù risorto alla gioia scaturita da quell’invito: “guarda i segni dei chiodi e metti la mano nel costato”. I discepoli di Emmaus hanno dovuto realizzare, nel cammino, il passaggio dalla tristezza per la morte del loro Maestro alla gioia dell’apertura dei loro occhi; da un volto triste e un cuore lento a credere ad un volto che si lascia illuminare e ad un cuore che “arde” per la Parola ascoltata e per quel pane spezzato a casa. Anche noi siamo chiamati a passare dalle tristezze alla gioia, da ciò che ci spaventa alla novità della vita nuova. Gesù è risorto. Ora tocca a noi risorgere. Risurrezione è accorgerci che Lui cammina accanto a noi: ci parla, continua a donarsi, ci ama. In questo vangelo il risorto è pastore forte, deciso, che parla al cuore delle sue pecore, è diretto. Non entra nel recinto per altre vie, ma per la porta. L’immagine delle pecore ci fa capire questa presenza forte del pastore che nel recinto provvisorio, approntato di volta in volta lungo il cammino, custodisce e fa uscire. Il pastore non solo entra attraverso la porta; Lui stesso è la porta. Chi vuole entrare ed uscire deve passare attraverso di Lui. I ladri i briganti sono impediti. Le pecore sono custodite e si muovono perché riconoscono la voce del pastore; sono attratte da Lui. Egli chiama per nome. E’ attento a ciascuna. A chi interessano le pecore, se non al pastore? Molte volte le persone vengono cercate e chiamate perché c’è un interesse utilitaristico. Gesù no. A lui le pecore stanno a cuore per quello che sono e non per quello che rappresentano. Li ama a prescindere. Compito del pastore, oltre al custodire, è quello di far uscire dal recinto. Spinge fuori dal recinto e cammina avanti per condurre a pascoli nuovi. Il recinto è il segno delle chiusure, degli schemi, delle apatie. Perché le pecore seguono il pastore? Perché le conosce, le chiama per nome, parla diretto al cuore e le libera. E’ liberazione magica? No. E’ liberazione per grazia che viene dal pastore, ma anche perchè ci si lascia attrarre dal desiderio di chi chiama per nome. Il pastore apre i nostri recinti e ci libera dalle schiavitù, non perché costringe, ma perché attira. In questo momento di chiusura, costretti da una pandemia, egli ci attira per uscire fuori da una fede “recinto”, da una speranza “spenta” e da una carità di “commiserazione”. Conversione è sentirsi chiamati per nome. E’ sentirsi conosciuti e bisognosi di liberazione che dona gioia. Come avviene questa rigenerazione? Come per magia? No. Ci vorrà la nostra battaglia ed il nostro “sì”. Ci sarà solo se ci lasciamo attirare e condurre dalla bellezza del pastore. Un estraneo non lo seguiamo, ma fuggiamo lontano da lui. Quante proposte pastorali o associative non vengono accolte! Perché? Forse non toccano il cuore; forse non sono attraenti. Quelli che non entrano attraverso la porta, sono ladri e briganti. Questi vengono per prendere, per rubare. Dio è Colui che non ha niente da prendere. Ha solo da dare. Non è un ladro. Noi da Lui abbiamo solo da ricevere. Che cosa gli possiamo dare? Solo seguirlo. Oggi più che mai siamo desiderosi di uscire dal “recinto” della pandemia virale. Per andare dove? Per tornare ad esser “come prima”? Il pastore ci attira per una bella conversione. La vita va investita per qualcosa di più solido. Seguiamolo!