30 dicembre 2020
C’è sempre qualcosa in noi che resta inspiegabile. Meno male. Altrimenti saremmo onnipotenti. Con l’umiltà di chi vuole guarire ci si ferma alle buone domande. Resteremo sempre un po’ sconosciuti a noi stessi. Avere totalmente in mano la propria vita interiore ci farebbe diventare arroganti. Crederemmo di aver capito tutto di noi e magari diventeremmo i correttori degli altri. Siamo capitani o marinai della nostra vita? Restiamo marinai. Avremo tante travi da togliere dai nostri occhi prima di cercare e trovare la pagliuzza in quelli altrui. E’ cosa buona e salutare sapere di esser sempre un passo indietro rispetto alla verità completa su noi stessi. Ci farà scoprire ed apprezzare la pazienza e l’amore di Dio per noi.
Domanda: una volta che riesco a vedere con chiarezza una mia paura, come me ne libero? Come la supero? Con atti di coraggio? Con la negazione? Facendomi forte ed opponendomi ad essa? No. Non è questa la strada giusta. Ad esempio: ho paura di essere rifiutato e che faccio? In genere si prendono due strade che sono inutili: la contrapposizione forzata; la rassicurazione. Nel primo caso vado ripetendomi: me ne devo fregare, devo esser forte! Spesso ascoltiamo frasi del genere: “Sentiti libero!” Il punto non è se mi sento libero, ma se lo sono davvero. Se non lo sono, non lo sono. Alla fin fine pensiamo che con un po’ di buona volontà si risolva tutto. Non è così. Il nodo della paura, non lo posso sciogliere da solo. C’è uno che è morto e risorto per questo, per liberarmi dalle catene interiori che rendono schiava la mia anima. Non mi libero da solo!