4 Giugno 2021
Se vado indietro nel tempo della mia vita e mi guardo da bambino o da ragazzo, mi accorgo di essere stato educato ad un pensare e fare volitivo. La volontà, la buona volontà era il motore delle mie azioni. Bastavano delle indicazioni, delle regole, delle consegne che venivano date dai genitori, dai maestri a scuola e da quanti svolgevano compito educativo su di me per mettermi in movimento nella direzione indicata. La consapevolezza diventava responsabilità, cioè ero orientato a rispondere alle consegne ricevute. Il che vuol dire che in me scattava la forza della volontà. Qualche esempio. Abitavo in campagna e per andare a scuola dovevo fare un chilometro e mezzo all’andata e un chilometro e mezzo al ritorno e quando, per un certo periodo, la scuola elementare era di pomeriggio, d’inverno mi toccava tornare quando ormai era buio. Paura? Un po’ sì, ma mi mettevo a correre e passava. Tutto si giocava dentro la risposta ad un bisogno, ad una necessità, è vero, ma mi riusciva perché ci mettevo impegno. Il beneficio è stato grande: mi ha rafforzato nella volontà. Oppure il dover armonizzare il tempo per fare i compiti con quello di aiutare mio padre in campagna, a pascolare le mucche, doveva per forza passare attraverso una volontà forte. E adesso me la ritrovo come valore. Ma perché ve ne parlo? Perché oggi una cosa che manca a questo mondo è proprio la volontà. O meglio esiste una volontà debole. Come mai?