22 Ottobre 2020 > alcune regole certe per il discernimento
Fermo restando il valore assoluto di un buon padre spirituale per il discernimento dei pensieri in ordine all’agire buono o cattivo, vista la difficoltà di trovarlo e di averlo a nostra disposizione, agli antichi monaci venne l’idea di stabilire certi principi, certe regole con cui si riconosce la bontà o la malizia dei suggerimenti interiori. Uno di questi è Sant’Antonio abate. Egli, nella vita eremitica nel deserto, fece la sua prima esperienza di discernimento dei pensieri. Essi si distinguono secondo l’effetto che producono. Che cosa producono i buoni suggerimenti? Afferma: ”Producono una gioia inesprimibile, il buon umore, il coraggio, il rinnovamento interiore, la forza e l’amore per Dio”. E i cattivi suggerimenti? Portano con sé: “paura dell’anima, turbamento e disordine dei pensieri, tristezza, accidia, afflizione, timore della morte, desideri cattivi e disordine nei costumi”. Questa regola è semplificata così: “Ciò che turba viene dal diavolo, mentre Dio dà la pace al cuore”. Sant’Ignazio di Loyola, il fondatore dei Gesuiti, in seguito alla sua conversione, registrava in sè il ripetersi di errori perché tante volte aveva sbagliato nel considerare come ispirazione divina ciò che invece era solo un’illusione. Da qui il bisogno di distinguere tra i due tipi di suggestioni. E così, grazie alla sua esperienza, stabilì per sé e per gli altri alcune regole per un buon discernimento. Un esempio interessante di questo sforzo è riportato nel suo libro sugli Esercizi spirituali.