30 Ottobre 2020
Che cos’è la tristezza? E’ quello stato d’animo legato a qualcosa che stiamo vivendo e che non ci piace, alle relazioni con noi stessi e con gli altri che non accettiamo, che vorremmo diverse. Sentiamo tutto come un peso. Essa blocca la volontà di reagire: paralizza la passione e l’impegno per il lavoro; viene meno la voglia di pregare, di relazionarci con parenti, amici, vicini; tutto sembra insopportabile. La spiritualità monastica la descrive come il nemico peggiore della vita spirituale. Ci sono diversi tipi di tristezza. Il primo, che fin dall’inizio si può definire “vizio” è la tristezza per il bene di cui gode un’altra persona. Si tratta del vizio dell’invidia. San Giovanni Crisostomo afferma che l’invidioso è peggiore dell’avaro. Perché? L’avaro imposta la sua vita intorno a quello che ha e vuole possedere sempre di più; l’invidioso si affatica affinchè gli altri non possiedano nulla; non gli piace che altri abbiano successo, che siano felici ecc. A ciascuno di noi sarà capitato di avvertire un sottile sentimento di dispiacere quando un altro ha successo nelle cose che fa, nella famiglia, nella vita in genere, negli affetti. Che fare? Ricordiamoci che le suggestioni ci insidiano. A noi la forza di dire “no” e di cambiare quello stato d’animo in gioia per l’altro. Domanda: è lecito cercare di superare il successo di un altro? Si può fare se tutto avviene nell’onestà, senza alcun risentimento di antipatia verso gli altri: io porto avanti onestamente e con impegno i miei sogni. Nello stesso tempo sono contento perché altri facciano lo stesso. Si chiama “emulazione”. Quando poi si tratta di gareggiare per riuscire nella vita spirituale, questo tipo di emulazione viene raccomandato: il tuo successo spirituale diventa un bene per te e per gli altri.